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V.E.R.M.I.

Aggiornamento: 21 ago 2019



Verona è da sempre ritenuta una città "fascista". Ovviamente è una cazzata! I casi umani ci sono dappertutto, perciò prima di giudicare la nostra città, guardate la vostra. Semmai, Verona è una città "di destra", quello sì. Ma è solo una specie di tradizione folcloristica, tipo la sinistra a Bologna, roba così. In ogni caso, la maggior parte delle persone di destra che conosco non è fascista. E vi dirò che conosco pure fascisti che non sono affatto razzisti. Pochi, per carità, ma ci sono. D'altra parte, conosco un sacco di persone che votano PD e che razzisti lo sono eccome! E allora come la mettiamo? La mettiamo che il razzismo è un "sentimento" che non ha bandiera. Il razzismo non è un'esclusiva né della destra, né della sinistra. Perché il razzismo non è una questione di inlcinazione politica, ma di quoziente intellettivo. Se uno è stupido, è stupido, punto.

La satira di V.E.R.M.I. prende di mira una tipologia di razzisti ben precisa, quelli veronesi, personificati nella fattispecie, da persone che comunicano tra loro attraverso le tre bestemmie veronesi per antonomasia, quella col can, quella col boia e quella col porco, e che odiano chiunque si possa semanticamente definire con parole aventi una R dopo una consonante, vale a dire negri, ebrei e froci. È uno stile un po' "partiolare" di comunicazione, che abbiamo cercato di ironizzare doppiandomi nel dialetto veronese, spesso confuso erroneamente col veneto, ma che veneto propriamente non è. Per chi non lo capisse, il mio personaggio dice "el negro, el sengalo, l'ebreo, el musulman, el culatòn, ci resta?", ossia "il negro, lo zingaro, l'ebreo, il musulmano, il gay, chi rimane?". E poi si ammazza, perché ora della fine mancava solo il bianco. Sì, ok, ci sarebbero state altre razze da mettere, ma dovevamo concentrare, e comunque è una cosa concettuale, dai, poche storie!

V.E.R.M.I. l'abbiamo girato per il Bridge Film Festival di Verona, un bellissimo festival internazionale dedicato ai cortometraggi, i quali vengono proiettati lungo l'Adige in centro storico, una meraviglia.

L'idea mi è venuta proprio mentre Spillo mi chiedeva di avere un'idea. Gliel'ho raccontata e gli è piaciuta. Poi niente, l'abbiamo girato. Siamo persone pratiche, noi! Eravamo in tre sul set, non volevo altre persone, un po' perché è raro che io mi metta a recitare (un po' mi vergognavo), un po' perché avevamo molto poco tempo. Se ho scelto di recitare io è perché volevo metterci la faccia (e pure la voce) per sottolineare quanto io ci creda. Così, ho interpretato una sorta di rednek serial-killer de noialtri che va a sotterrare cadaveri di gente di altre etnie (detta alla politically correct). E mentre Spillo mi gridava AZIONE!, io iniziavo a sclerare come un ossesso e ad infilarmi quella pistola dappertutto (beh, non dappertutto). Ma senza far vedere niente. Non serviva. Bastavano quelle quattro inquadrature, mostrare di più sarebbe stato superfluo.

Abbiamo girato in 4K con la Canon 5D Mark IV, per poi virare il colore in quel bianco e nero secco e violento. La sonorizzazione l'hanno fatta due amici musicisti, il Bianco e il Cri. Ci hanno messo tutta la notte, perché la mattina dopo avremmo dovuto consegnare il corto al festival, ma ne è valsa la pena. Adoro quel carillon finale!


Chiudo con una riflessione personale. Odiare persone che hanno un diverso colore di pelle, o un'altra religione, o un'altra cultura, o un'altra sessualità, è da bigotti, da ignoranti e da stupidi. Tantopiù alle soglie del 2020, in cui certe stronzate avremmo dovuto averle superate da quasi un secolo. Lasciamo perdere l'immigrazione di massa, i vari "ci rubano il lavoro", "sono tutti ladri", "ci stuprano le donne", eccetera, che mi viene l'orticaria a sentirle. L'unico dato di fatto certo è che il razzismo non risolve i problemi, li esaspera. Basta dare una sbirciatina al passato.

Ossequi.

E. Cristofoli


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